Il 18 ottobre u.s. si è tenuto a Roma l’evento: Città digitali baricentro tra normative, tecnologie, Cybersicurezza e diritti della persona. Le relazioni rese dagli illustri relatori (Il Direttore dell’Agenzia per la Cybersicurezza nazionale, il Direttore della Polizia Postale, un rappresentante qualificato del Garante della Privacy, autorità e vari qualificati tecnici del settore) hanno, involontariamente ma plasticamente, evidenziato l’approccio diremo “militare” che ormai caratterizza l’uso delle nuove tecnologie e l’universo virtuale rappresentato come un “perimetro complesso multidimensionale da proteggere”.
Il Metaverso subliminarmente rappresentato è stato quello di un teatro di guerra da controllare e governare, non un universo incentrato sul tranquillo fruire delle innovazioni tecnologiche ma un mondo incalzante, sempre più totalizzante e, soprattutto, tiranno verso chi lo rifiuta o lo esorcizza a favore del reale.
L’inclusione digitale è stata rappresentata quasi come un nuovo dovere civico di un mondo nel quale le tecnologie di controllo dei dati biometrici e la sorveglianza sarebbero le uniche vie che garantirebbero la “sicurezza” e l’intelligenza artificiale nell’uso dei dati, anche rubati senza il consenso delle persone se necessario; l’inclusione digitale dunque sarebbe la nuova garante della vita civile e della fruizione delle città e anche del resto del mondo extraurbano.
Prevenzione ed educazione dei non nativi digitali, oserei dire rieducazione dei dissenzienti o indifferenti, sono la priorità del nuovo ordine istituzionale, dove il virtuale è ormai il reale ed il mondo esistente veramente non è più quello che esiste ma quello creato artificialmente ed elettronicamente; un metaverso che riflette, in tutta la sua opacità e freddezza di dati algoritmici, la sua potenza sul reale, adattando questo a quello e non viceversa.
Una giornalista della Rai in veste di presentatrice, prendendo ad esempio un fatto di cronaca, dove le telecamere hanno ripreso un soggetto prima di un reato, senza che vi fosse un intervento preventivo, ha evocato, in modo spensierato, la possibilità di un controllo preventivo, magari affidato a sensori e intelligenza artificiale, che isoli, fermi e colpisca le persone prima degli eventi: citando Singapore dove un sistema di controllo costante, affidato agli occhi neutri e freddi dell’intelligenza artificiale monitorizzerebbe tutti costantemente.
Peraltro, lo stesso sistema che si vorrebbe appaltare per Roma Capitale in vista del Giubileo 2025 è quello creato per Singapore; questo ci è parso di capire con il riferimento ai concorrenti alla gara pubblica che sarebbero gli stessi: sorveglianza preventiva continua di tutti, partenariato pubblico privato: la rete digitale di Roma sarà in sei/trenta mesi come quella di Singapore: controllo costante con rete 5G di superficie e del sottosuolo; in un modello auspicato di una sala operativa unica con sensori sparsi sul territorio, videosorveglianza con 15 mila telecamere, oltre a quelle dei privati che dovranno collaborare; ed una bella analisi preventiva dei comportamenti.
A tale tentativo, il rappresentante del Garante della privacy ha debolmente opposto l’impossibilità di conciliare un sistema di controllo elettronico totale che devasta la riservatezza ed altri diritti fondamentali a vantaggio del diritto tiranno oggi alla sicurezza o ieri alla salute, con i Trattati europei e con la trascurata e appena menzionata Costituzione.
Il Garante ha anche detto, in un tentativo a dir poco coraggioso di uscire dallo splendido isolamento in cui lo relegava il coro dei fautori del magnifico progresso elettronico, che nessun diritto è tiranno degli altri diritti fondamentali, né quello alla salute dell’epoca della pandemia, né oggi quello della sicurezza.
Un altro relatore, esperto di Cybersicurezza, ha chiarito che gli algoritmi delle telecamere sono del tutto facilmente ingannabili con semplici accorgimenti che tutti possiamo adottare: dall’indossare semplici magliette colorate o accostando cose al bene da identificare: una banana davanti alla telecamera se accostata ad un quadrato colorato per l’AI diventa una donna o un tostapane; un uomo scompare diventando invisibile alle telecamere se indossa una data maglietta, opportunamente realizzata con i colori e le forme adeguate.
Nel bel mezzo delle relazioni ecco che saltano fuori i veri protagonisti del convegno: la transizione digitale e la transizione ecologica. L’autorevole relatore del momento spiega infatti che i due obiettivi del PNRR (piano nazionale di rinascita e resilienza) sono quelli, lasciando capire che oggi c’è poco da discutere di diritti fondamentali. Certo, Sicurezza informatica e sicurezza dei dati sono complementari per convogliare verso un ecosistema digitale in una visione olistica, verso un obiettivo di progresso del paese sostenibile, per evitare la piaga del ricatto per il furto dei dati Ransomware: ancora una volta, si paventa un pericolo e si fornisce la soluzione istituzionale, anche questa, guardacaso, digitale però.




