La tortura è oggi una terribile pratica di moda tra gli Stati.

Aleksandr Sergeevič Puškin (1799-1837) nel celebre racconto “La figlia del Capitano” parla della Tortura, esprimendo la sua condanna di questa pratica che lui dice ormai superata ma, precisa, “anche adesso mi capita di ascoltare vecchi giudici che si lamentano dell’eliminazione della barbarica usanza”.

Nel suo racconto lo scrittore russo descrive magistralmente gli effetti di questa pratica su un prigioniero rimasto senza naso né orecchie e… al posto della lingua si muoveva un piccolo troncone.

Prima ancora di Puškin, Cesare Beccaria nella sua più celebre opera “Dei Delitti e delle Pene” dedica un intero capitolo alla critica serrata di questa infame pratica.

Dal 1700 sono passati tre secoli e, nella convinzione generale, si è diffusa l’idea che la tortura sia un relitto del passato.

Purtroppo non è così.

Come spiega il Papa in questo intervento del 2023 dal titolo “fermare l’orrore della tortura, la dignità umana sia sopra di tutto”, la tortura è pratica antica ma che ancora oggi esiste in diversi Paesi:

https://www.vaticannews.va/it/papa/news/2023-05/papa-francesco-videomessaggio-preghiere-giugno-tortura.html

ed aggiunge il Santo padre: “Le torture ormai non sono somministrate solamente come mezzo per ottenere un determinato fine, come la confessione o la delazione – pratiche caratteristiche della dottrina della sicurezza nazionale – ma costituiscono un autentico plus di dolore che si aggiunge ai mali propri della detenzione. In questo modo, si tortura non solo in centri clandestini di detenzione o in moderni campi di concentramento, ma anche in carceri, istituti per minori, ospedali psichiatrici, commissariati e altri centri e istituzioni di detenzione e pena”.

La stessa dottrina penale ha un’importante responsabilità in questo, con l’aver consentito in certi casi la legittimazione della tortura a certi presupposti, aprendo la via ad ulteriori e più estesi abusi: basti citare la pratica dell’annegamento simulato, praticato diffusamente anche dagli Stati cd. “democratici” e non solo da quelli cd.”totalitari” o “autocratici” e noto come waterboarding, bene descritto in questo articolo delle Nazioni Unite:

https://www.ohchr.org/en/press-releases/2017/01/torture-torture-and-waterboarding-not-exception-un-expert-urges-us-not

Del resto, è provato che molti Stati, tra cui anche l’Italia, sono anche responsabili per aver praticato o tollerato il sequestro di persona nel proprio territorio, incluso quello di cittadini dei loro rispettivi Paesi, o per aver autorizzato l’uso del loro spazio aereo per un trasporto illegale verso centri di detenzione in cui si pratica la tortura, come nel caso Abu Omar:

https://www.panorama.it/news/caso-abu-omar-italia-condannata-tutte-le-tappe-della-vicenda

Dice bene Papa Francesco che “questi abusi si potranno fermare unicamente con il fermo impegno della comunità internazionale a riconoscere il primato del principio pro homine, vale a dire della dignità della persona umana sopra ogni cosa”.

Ed è questo che ALU ha chiesto al Presidente Cassis, ora ministro degli esteri della Confederazione Helvetica, in occasione dell’incontro per la pace in programma il 15 Giugno nel cantone Nidvaldo, tra le maggiori potenze mondiali.

Nella nostra pratica di difesa dei diritti umani abbiamo infatti constatato direttamente l’orrore della tortura sui prigionieri di guerra nei conflitti in corso, ed a cui vengono inferte mutilazioni come il taglio delle dita o delle orecchie o di altre parti come i genitali, in spregio alla stessa convenzione di Ginevra sui diritti dei prigionieri o della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo, purtroppo, proprio da parte di Stati che hanno ratificato e firmato queste convenzioni.

La nostra associazione difende i prigionieri di qualunque etnia, razza, o nazione quali esseri umani e crede fermamente che chiunque leggerà questo articolo potrà fare la differenza: parlandone!

Parlandone si potranno portare alla luce i casi in corso e salvare i prigionieri oggi ignobilmente torturati e fare vergognare chi la pratica.

Parlandone si eviterà di lasciare scivolare nel buio delle tenebre questa orribile pratica, tutt’ora terribilmente attuale e si aiuterà l’opinione pubblica a superare la diffusa convinzione errata che la tortura sia un fatto del passato e non esista più; è, infatti, l’ignoranza che genera sempre questo mostro ancora purtroppo invece vigorosamente presente tra di noi.

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