Si è tenuto a Lugano un importante dibattito sul tema della progressiva scelta in corso da parte della Svizzera di aderire ad una delle parti in contesa nel nuovo mondo multipolare.
L’evento è stato poi seguito il giorno successivo a Locarno da un altro dibattito sul tema nel quadro di espoverbano.
In entrambi i casi hanno partecipato esponenti politici istituzionali, avvocati e giornalisti.
Si è notata una certa dissonanza cognitiva generale sul carattere oggettivo della neutralità come status internazionale riconosciuto.
Invece, si è rilevato che, da parte delle istituzioni come degli illustri relatori intervenuti, il concetto di neutralità viene interpretato più come scelta strumentale che come fatto.
L’idea politica dissonante è che, a prescindere dalla effettiva posizione di un paese nel contesto internazionale , basterebbe una storicità ed una scelta politica a garantire il suddetto status.
Il diritto internazionale invece conosce una interpretazione diversa è cioè che lo status di neutrale è riservato ad un paese che nei suoi comportamenti ha dato garanzie di assoluta terzietà tra i contendenti.
E’ chiaro che invece aver scelto un ruolo di stretta collaborazione con la NATO, la UE e gli USA ed aver partecipato alla saga delle sanzioni contro la Russia al di fuori del contesto UN e OSCE, non conferma più una collocazione oggettivamente distante dai contendenti.
E’ rimasta però la storia che, seppure in contrasto con le scelte recenti della Confederazione, ci testimonia di una collocazione nei trattati internazionali della Svizzera in posizione di neutralità.
Tuttavia, sul piano del sentire internazionale la perdita di status è avvenuta ed è forte come hanno testimoniato, sia il fallimento del tentativo di mediazione svizzero del Bürgenstock dal 15 al 16 giugno u.s., sia la dichiarazione del ministro russo degli esteri che ha indicato di voler scegliere i paesi arabi del golfo come Dubai, come unico campo neutro ormai fruibile per eventuali future trattative.
Nonostante ciò, vi è ancora un barlume di speranza per la neutralità svizzera, se il paese capirà ciò che la neutralità è: uno status che si raggiunge e si conquista con scelte politiche ed economiche coerenti e che si deve anche conservare sul piano internazionale senza automatismi; e anche se capirà ciò che non è più ovvero non è un semplice strumento politico o economico come un altro.
Ma soprattutto, sarà vitale che la Confederazione comprenda che la neutralità può essere il suo unico asset rimasto a disposizione per rimanere al sicuro e fuori da una pericolosa competizione militare e politica multipolare in corso.
L’unico asset idoneo, date le dimensioni ridotte della Svizzera, a permettere di difendere il paese: molto di più di una scelta di campo a favore di uno dei contendenti al dominio globale che espone invece il paese solo alle ritorsioni dei competitor.
Rimanere Neutrale significa dunque rimanere protagonista della pace, diventare parziale significa ridursi a semplice comparsa di una compagine dove dovrà, tra l’altro aumentare le spese militari verso il 2% come la NATO ora richiede ai suoi alleati.
Senza contare che alle porte vi sono alleanze militari bilaterali come il Lancaster ed il Trinity agreement in arrivo ed una incognità crescente sul ruolo futuro della NATO e della EU.
Ciò detto, si allega di seguito il link del dibattito per gentile concessione del giornalista e ottimo moderatore Marco De Cousandier, buona visione.
https://www.ticinowebtv.ch/video/925/la-svizzera-ad-un-bivio-neutralit%C3%A0-o-nato/




