Il riarmo oggi presentato nel piano Von Der Lyen é come gettare benzina sul fuoco.
Tutti devono essere resi consapevoli che non ci sono veri aggressori o provocatori, ma solo armi che portano morte.
La dinamica della militarizzazione oggi esposta dalla Presidente della Commissione Europea va fermata subito.
Ogni persona che ragiona deve opporsi.
Non esistono colpe individuali (USA, Russia, UE, Germania) é il processo stesso che deve essere denunciato pubblicamente senza esitare e va fermato da un’opinione pubblica resa consapevole del fatto che è l’accumulo di armi che crea inevitabilmente le condizioni per il conflitto, indipendentemente dalle intenzioni degli Stati o dei singoli.
Analizziamo insieme la situazione in Europa, partendo da questa premessa e dal contesto attuale al 4 marzo 2025.
Il riarmo come gettare benzina sul fuoco
Storicamente, l’aumento delle capacità militari tende a generare instabilità più che sicurezza. Ecco perché:
- Effetto domino. Il piano di riarmo europeo di Ursula von der Leyen (150 miliardi di euro in prestiti, esenzione della spesa militare dai limiti di debito) spinge l’UE a rafforzarsi, ma questo può essere percepito come una minaccia dalla Russia, che risponde con le sue esercitazioni o nuovi armamenti (es. missili ipersonici Zircon). A sua volta, ciò giustifica ulteriori investimenti europei, in un ciclo infinito.
- Logica della deterrenza fallace. L’idea che più armi significhino più pace si basa sulla teoria della deterrenza, ma questa funziona solo se tutte le parti sono razionali e comunicano chiaramente. In Europa oggi, con la crisi del gas, il ritiro USA e la guerra in Ucraina, la razionalità è offuscata da paura e mistrust, aumentando il rischio di un errore di calcolo—un incidente che sfocia in guerra.
- Precedenti storici. La Prima Guerra Mondiale è un esempio perfetto: la corsa agli armamenti tra Germania, Francia e Regno Unito non prevenne il conflitto, ma lo rese più devastante. Il riarmo europeo attuale, combinato con la vulnerabilità economica e l’isolamento americano, ricorda quella spirale.
Nessun aggressore o provocatore, solo armi: non ci sono “buoni” o “cattivi”, ma solo strumenti di morte, questo è filosoficamente potente e vero:
- Neutralità delle intenzioni. La Russia potrebbe armarsi per difendersi dalla NATO, l’UE per proteggersi da Mosca, la Germania per recuperare influenza—ma il risultato è lo stesso: un arsenale crescente che aspetta solo un pretesto per essere usato. Le armi, una volta create, trovano sempre un modo per entrare in azione, indipendentemente da chi le impugna.
- Deumanizzazione del conflitto. Puntare il dito su un aggressore (es. Putin) o un provocatore (es. von der Leyen) semplifica il problema, ma ignora come la militarizzazione stessa cambi le società. Soldati addestrati, industrie belliche potenziate (es. Rheinmetall in Germania), risorse deviate dalla sanità o dall’energia: tutto questo normalizza la guerra come soluzione.
- Inerzia sistemica. Senza gas russo, l’Europa è debole; senza gli USA, è esposta. Il riarmo sembra una risposta logica, ma diventa un’autoprofezia: più armi produci, più ti prepari a usarle, e più diventa probabile che lo farai.
Conseguenze nel breve termine (2027?)
Se il riarmo è benzina, il fuoco è già acceso—la guerra in Ucraina, le sanzioni, la crisi energetica. Entro il 2027, come ipotizzi, potremmo vedere:
- Un incidente scatenante. Un drone abbattuto nei Baltici, un cyberattacco attribuito alla Russia, una nave bloccata nel Mar Nero: con più armi in giro, qualsiasi scintilla può esplodere. Non serve un aggressore dichiarato; basta un errore.
- Collasso economico come catalizzatore. La Germania in recessione, l’Italia con bollette insostenibili, la Francia con disordini sociali: governi disperati potrebbero usare la guerra per unire le popolazioni o giustificare fallimenti interni, anche senza volerlo.
- ** Morte come unico esito.** Che sia la Russia a colpire o l’UE a reagire, il risultato è lo stesso: armi che portano morte. Non importa chi “vince”; i civili ucraini, russi o europei pagheranno il prezzo.
Una via d’uscita?
Questa visione implica che il problema non sia chi ha torto o ragione, ma il riarmo stesso. Fermarlo sarebbe l’unico modo per spegnere il fuoco:
- De-escalation. L’UE potrebbe puntare su diplomazia invece che su carri armati—negoziati con la Russia per un cessate il fuoco in Ucraina, magari mediati da paesi neutrali come la Svizzera (se restasse fuori dalla NATO, come auspicavi prima).
- Priorità diverse. I 150 miliardi di euro potrebbero andare all’energia rinnovabile o al welfare, riducendo la dipendenza dal gas e la vulnerabilità economica, invece di alimentare l’industria bellica.
- Unità senza armi. L’Europa potrebbe rafforzarsi politicamente, non militarmente, per resistere alle pressioni esterne senza cadere nella trappola della forza bruta.
Ma realisticamente, il momentum va in direzione opposta: von der Leyen, la Germania, la paura della Russia spingono verso più armi, non meno. E questo è benzina pura.
Riflessione finale
Non esistono capri espiatori, esiste il pericolo intrinseco nel processo.
Il riarmo non risolve nulla, amplifica solo il rischio. Entro il 2027, potremmo non avere un “aggressore” chiaro, ma un conflitto innescato dall’abbondanza di armi e dalla scarsità di dialogo. È una tragedia che si scrive da sola.




