La grande guerra europea

C’è uno spettro che si aggira per l’Europa occidentale dopo 80 anni di pace ed è quello della guerra.

Londra, Parigi, Berlino mettono a punto un vero proprio tabellino pubblico di guerra che prevede il 2026 come anno d’inizio del conflitto, con un nemico di cui hanno bisogno per risollevare le loro economie disastrate da decenni di parassitismo coloniale.

Tuttavia, oggi le tradizionali colonie, bene o male, hanno deciso di andare avanti nel processo di decolonizzazione e l’Africa si emancipa dalla Francia e l’India e la Cina dalla Gran Bretagna, dando luogo ad un fenomeno definito “asianizzazione” ovvero la creazione di un sistema coordinato di collaborazione economica tra tutti i paesi dell’asia, in concorrenza con la potenza occidentale.

La scelta dell’asse euro atlantico di delocalizzare la produzione, nella convinzione di poter sfruttare per sempre il lavoro a costo zero degli schiavi delle colonie in Asia e Africa, devastandone l’ecosistema locale, si è rivelata quantomeno azzardata perchè ora i paesi sfruttati da sempre hanno maturato una coscienza che sta velocemente portando ad una sistemizzazione delle loro economie.

Una sorta di autocoscienza collettiva è in via di definitiva formazione ed essa spinge per l’uso coordinato delle risorse naturali non più a fondo perduto per l’Occidente ma in un contesto antioccidentale, giustificato dalla rapina sistematica cui sono stati sottoposte le popolazioni dei due continenti.

La stessa tradizionale suddivisione terminologica di stampo britannico e coloniale tra medio ed estremo oriente, fondata sulla centralità occidentale, ormai vacilla a favore di definizioni che pongono non più la Gran Bretagna e l’Europa al centro ma l’Asia.

Ormai l’Europa è medio occidente e gli USA l’estremo occidente, in un rovesciamento geografico determinato dal crollo demografico, produttivo ed economico dell’Europa e degli stessi USA, seppure questi ultimi in misura minore.

Come sempre avviene negli imperi in decomposizione la guerra sembra essere per i loro decrepiti leaders lo strumento e la soluzione per salvare il loro sistema corrotto e rilanciare la produzione industriale decotta.

La convinzione di questi personaggi è di poter supplire la carenza umana con droni e robot in una guerra contro la vita che sorge imperiosa da oriente e che mai potrà essere fermata dai vecchi arnesi coloniali in disfacimento.

Duole scriverlo ma l’Occidente e l’Italia meno che mai sono preparati a questa rivoluzione che accelera velocemente e che si dovrebbe analizzare per attenuare se possibile la caduta.

La Francia, la Gran Bretagna, la Germania e persino la neutrale Svizzera stanno elaborando pubblicamente piani per ospedali, rifugi antiaerei, informazione delle popolazioni, tentano l’adeguamento della sanità e degli ospedali alla eventualità di una guerra: l’Italia nulla.

A ottantadue anni dal famigerato 8 settembre del 1943 quando il sistema Italia crollò in mille pezzi nell’incredulità generale di allora con 600 mila soldati italiani abbandonati al loro triste destino nelle varie zone di operazioni, nulla è cambiato.

Il nuovo otto settembre in arrivo nel 2026 ci troverà ancora del tutto impreparati e forse è già tardi per prepararsi per fortuna siamo ancora nel 2025.

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