La serie di provvedimenti restrittivi cui si assiste in Europa, sovente incidenti sulla vita quotidiana e familiare e sul diritto al lavoro, sull’istruzione, sulla possibilità di un equilibrato sviluppo della personalità, impone alcune brevi domande e considerazioni di carattere generale.
Esistono ancora oggi i diritti inviolabili?
Molto semplicemente, di fronte a lasciapassare che eliminano non uno, ma tutti i diritti inviolabili insieme; al cospetto di permessi artificiali con cui uno Stato tenta d’impossessarsi della persona nella sua totalità, attestati basati non sull’avvenuta contrazione di una malattia ma semplicemente su provvedimenti estemporanei arbitrari, tutti volti a contrastare non un’epidemia ma solo la mancata adesione individuale ad una scelta di politica sanitaria di uno Stato, non può dirsi che esista ancora la libertà personale, di manifestazione del pensiero, delle formazioni sociali, la libertà economica, libertà religiosa, libertà di domicilio, libertà di corrispondenza e tutti quei diritti dell’uomo che, in quanto tali, non sono attribuiti dagli Stati ma esistono a prescindere dagli Stati, in quanto garantiti di per sé stessi agli esseri umani.
Assistiamo perciò al tramonto dei diritti inviolabili e le misure, adottate dopo la seconda guerra mondiale come le Corti internazionali, la CEDU o le Corti Europee, non sembrano avere avuto alcun successo, né paiono manifestare alcuna idoneità a contrastare un fenomeno inarrestabile di reificazione degli individui, trasformati dagli Stati in oggetti puri e semplici del loro potere apparentemente illimitato.
L’uso delle norme come strumenti di coazione indiretta per perseguire finalità diverse da quelle previste dalle leggi stesse esprime una insanabile incompatibilità di ogni atto governativo vigente con le carte fondamentali e con i Trattati: una eversione pura istituzionale degli ordinamenti.
Nel fatto stesso che la legge sanitaria venga usata dagli Stati per uno scopo puramente legato al mantenimento del potere politico su una popolazione acquiescente e, soprattutto, per una finalità del tutto oscura perché non indicata nella legge stessa, vi è arbitrio.
La legge è stata trasformata dai governi da strumento di regolazione dei fatti esistenti in strumento di esercizio di un potere quindi puramente arbitrario, svincolato dai fatti e dalla stessa ratio della normativa che viene sistematicamente approvata anche da parlamenti conniventi e assume il rango di surreale e posticcia cartapesta apposta, da istituzioni venute meno alla loro funzione di garanzia, sulla azione totalitaria degli Stati.
La stessa utilizzazione della crisi sanitaria come strumento per destrutturare le carte fondamentali e i trattati appare ormai del tutto evidente: laddove nessuna delle libertà proclamate come inviolabili è rispettata dagli Stati e, soprattutto, nessuna importanza viene data alle situazioni individuali dei singoli soggetti, possiamo dire che non esiste più alcun ordinamento giuridico democratico, come eravamo abituati a conoscerlo nei sistemi usciti dalla seconda guerra mondiale.
Infatti, non è democratica una società dove gli individui sono sottoposti ad una inusitata ed illegittima subordinazione di tutta la loro persona ad una presunta collettività omnicomprensiva, cannibalizzante della loro essenza di uomini, ed idonea ad ingoiare anche il loro diritto alla vita individuale e quello di autodeterminazione a subire trattamenti sanitari di discutibile e non provata efficacia ma anzi producenti sovente terribili effetti avversi, verificatisi in migliaia di casi e tutt’ora sconosciuti nel medio e lungo periodo. La dignità umana che nessun parlamento e nessuna maggioranza può sopraffare, come recita l’ultimo capoverso dell’art. 32 della Costituzione italiana, è distrutta, ed allora nessuna delle regole fondamentali tradizionali ha più efficacia.
Questo legittima istituzionalmente la resistenza all’oppressione e la violazione ed evasione di tutte le regole: perché se l’organismo che pone le regole le evade senza soluzione di continuità allora nessuno può essere costretto ad osservare le regole di un ordinamento dissolto. La conseguenza di questo disintegrarsi dell’ordinamento è il caos in cui siamo.
Ha ragione probabilmente il premier britannico Johnson che a Roma al G20 ha affermato che per l’Occidente siamo di fronte alla fine di un’epoca come al tempo della caduta dell’impero romano e che, quindi, è evidente l’erosione dell’imperio della legge. La strada è aperta, l’ordinamento è destrutturato e bisogna prenderne atto agendo di conseguenza.
Ma come?
Semplicemente opponendo il rifiuto costante a tutti gli atti statali ormai privi di cogenza perché contrari alla dignità umana ed opponendo la propria decisa ed insuperabile autodeterminazione di esseri sovrani, uomini indipendenti. Come i romani senza istituzioni opponevano ai barbari la loro individuale formazione così tutte le persone sovrane saranno tenute a fare, a pena di soccombere alla schiavitù.
Appare quanto mai opportuno rendersi conto che nessuno lavorerà per noi e, come ha detto Robert Kennedy jr., solo la presa di coscienza che siamo noi i difensori della democrazia contro le entità evanescenti che governano ora tutti gli Stati, potrà essere la strada percorribile.
Francesco Scifo
Grazie Avvocato Scifo speriamo di poter contrastare senza nessuna violenza questa deriva barbarica ed anti umanitaria che si vuole instaurare e spazzar via ogni fondamento democratico e Costituzionale !
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Egregio Avvocato Scifo,
La ringrazio per tale comunicato e condivido le sue considerazioni di giurista e cittadino garante di quei diritti e principi costituzionali che sono stati sospesi da oramai troppo tempo in nome di una emergenza infinita che non si ha interesse di far finire.
Cordiali saluti.
Stefano Perniciano.
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Sono totalmente d’accordo con quanto scritto. I popoli si stanno destando e ci si deve opporre fermamente a questo scempio. Io mio piccolo continuo a farlo!
Grazie mille per l’articolo ed uniti si vince!
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MI TROVO IN SINTONIA CON CIO’ CHE ESPRIME
GRAZIE, MI AUGURO DI ESSERE UNA FRA MILIONI
BUONE COSE
CATE
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Salve Avvocato, ha ben fatto una accurata descrizione della tragedia che stiamo vivendo. Quella schiavitù alla quale ci vogliono fare sottostare è il punto critico di rottura della loro ingordigia. Loro, cioè i potenti della terra che manovrano quei burattini del nostro governo, non hanno altre armi che quella di farci mettere l’uno contro l’altro, ci stanno quasi riuscendo. Il quasi che fa la differenza è riferito propriamente all’opposizione di tutti gli atti statali come dice lei (e perché se l’organismo che pone le regole le evade senza soluzione di continuità allora nessuno può essere costretto ad osservare le regole di un ordinamento dissolto).
Un caro saluto, un Grazie, e tanta sentita stima per la sua persona( e non solo come avvocato) nella speranza di poterle stringere la mano quanto prima. Angelo Ferrante
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