L’incontro con l’altro come Arte del futuro

   di Anne Marie Delaby

Alla radice di ogni impresa sociale c’è un incontro tra due o più persone. Uso spesso nell’arte l’immagine della famiglia, anch’essa impresa sociale: due s’incontrano, si amano, e nasce un figlio, o magari tanti!

Se un giallo incontra un blu, nasce il verde.

Dall’incontro di due amici nasce un’idea, poi un progetto; oso dire che la vera ricchezza sta nella capacità d’incontrarsi, di stabilire rapporti, amicizie, dialogare e ascoltare: oggi tutto questo è sempre più un’arte.

La relazione è frutto della creatività e dell’ispirazione della persona, essa diventa Architetto in grado di costruire e percorrere la strada che porta al cuore, scultore che spiana gli spigoli e modella la forma più armoniosa, pittore che sfuma i colori e trovi gli accordi, musicista che cerca l’armonia tra le note, il medico che risana l’equilibrio dell’organismo. È l’arte di tutte le arti poiché le racchiude tutte.

L’ostacolo maggiore all’incontro sono la diffidenza e l’indifferenza. La prima è frutto di una chiusura al nuovo e al diverso che è paura dello sconosciuto, e del confronto. Rimanere nella propria comoda realtà o verità rassicura e tranquillizza, è come se dovessimo difenderci o difendere un opinione, ci vuole coraggio e intraprendenza per uscire dalla zona di comfort.

Quanto all’indifferenza, essa oggi è dilagante, alimentata sempre più dal bombardamento di stimoli e notizie che smussano la sensibilità e l’attenzione, rendendoci insensibili e indifferenti agli altri, a quello che succede nel mondo, all’ingiustizia, la violenza, alla sofferenza come alla gioia. Ci vogliono sempre più sforzi per essere “umani”.

Il primo passo per entrare in qualsiasi relazione è quindi L’INTERESSE per ciò che si svolge intorno a me e per chi mi sta accanto – non ascoltando seduto comodo in poltrona le notizie che fluiscono come acqua sporca – ma l’attenzione attiva per le vicende del prossimo, per i destini, il cambiare delle stagioni, i colori di un tramonto, il grido di un neonato o il sorriso di un anziano.

È un processo di consapevolezza e di responsabilità, espandersi oltre la propria persona fino a diventare un tutto con l’umanità e con la terra stessa, consapevoli che i pensieri creano e che siamo tutti co-responsabili  e co-creatori degli eventi che accadono .

La discrezione è un’arma a doppio taglio:

troppo spesso l’indifferenza si nasconde dietro alla cosiddetta discrezione “non sono fatti miei”  o “non mi riguarda” sono scuse comode per non uscire dal proprio orticello, per nascondere il disinteresse per quello che non ci tocca personalmente…fino all’egoismo dichiarato “ho già abbastanza dei miei problemi per occuparmi di quelli degli altri”.

A volte non si desidera nemmeno che l’altro si intrometta nelle proprie vicende, non sapremmo come accogliere la sua sollecitudine, temiamo di scoprire la nostra debolezza.

Allora assistiamo ad un inaridirsi dei rapporti, chi non sa dare non sa neppure ricevere. Ed è chiusura a doppio senso: si fa fatica a dare, ci si difende dal ricevere, e peggio di tutto è chiedere!

Non sta bene avere problemi, disagi o sfortuna, oggi bisogna positivizzare a tutti costi, correndo il rischio di essere superficiali o finti.  In altre parole, secondo la concezione new age e americana, chi non ha successo è un poverello, e non bisogna frequentare persone negative o sfigate perché porta male, bisogna sempre avere su in alto i cuori…che fatica!!

Nella nostra epoca di massimo assistenzialismo in cui lo stato, assicurazioni di vario genere rivestono il ruolo del prossimo, abbiamo disimparato a chiedere all’altro come persona e quindi ad essere anche noi disponibili; si pensa che chiedere rovina l’immagine e ci toglie potere, poiché i valori predominanti sono il denaro e il potere, l’avere e l’apparire.

Mentre le fondamenta delle relazioni si basa sull’Essere, su chi siamo.

Chi si vergogna di chiedere consiglio, aiuto, servizio per paura di disturbare, di non sembrare all’altezza, di non dipendere da nessuno (quindi per orgoglio), applicherà il suo metro a tutti e non sarà disponibile se qualcuno gli chiede aiuto “c’è l’assistenza sociale per tutti” si rimanda, quindi, sempre a un’istituzione, ad associazioni… insomma ad altri; l’aiuto da uomo a uomo non è più una cosa prevista.

Ci vuole talento, ma un’arte si può imparare. Dobbiamo re imparare a dare e ricevere, come si può imparare ad amare.

Anche attraverso l’ascolto attivo apro il mio cuore alla realtà dell’altro.

Lo scambio esiste ed è possibile quando c’è accettazione e comprensione e, se necessario, anche perdono.

È un atto di VOLONTA’, che porta alla perseveranza nell’esercizio dell’apertura del cuore e della mente.

L’incontro come ritmo e come scambio:

l’incontro con l’altro si svolge nella sfera ritmica del cuore e nell’equilibrio del sentire, tra passato e futuro, tra pensare e volere, rappresentazioni e azioni.

Qui in mezzo vive il presente, vive l’Essere e quindi l’uomo nella sua integrità e nella sua unicità.

Pensare e volere si devono compenetrare per rendere l’uno e l’altro libero: dobbiamo volere il pensiero e pensare ciò che facciamo, essere padroni delle nostre rappresentazioni e consci dei nostri impulsi.

Il cuore vivifica le correnti di pensiero e volontà che partendo dalla testa e dalle membra o dalla pancia, continuamente confluiscono nella sua sfera: questo è RITMO.

Nella sfera ritmica sta il cuore che batte e i polmoni come organi della respirazione; battito cardiaco e ispirazione-espirazione vivono nel ritmo nello stesso modo di come dovrebbero agire le relazioni: dall’Io, al Tu, al Noi.

INSPIRO il mondo attorno a me, lo accolgo in me, indipendentemente dal fatto che mi piaccia o no, che sia bello o brutto.

Me ne compenetro semplicemente attraverso l’aria che inspiro e che comprende anche l’aria espirata dagli altri.

Poi c’è un attimo di stasi, di pausa impercettibile tra una nota e l’altra…è il massimo punto di coscienza, che amplio se trattengo il respiro…percepisco e elaboro ciò che ho accolto…

ESPIRO me nel mondo, ossia la mia elaborazione di quanto ricevuto, i miei pensieri e sentimenti, positivi o negativi che siano…e questi agiscono…sono AZIONI reali che costruiscono o distruggono e come tali mi ritorneranno, è la legge del boomerang.

E così l’amore che diamo al mondo ritorna a noi moltiplicato, questa è la verità del “date e riceverete”.

Ma come prima di espirare devo inspirare, prima di parlare devo accogliere l’essere dell’altro dentro di me; è un processo di immedesimazione e di empatia.

Essere se stessi come premessa all’incontro:

Un reale incontro non si può svolgere fuori dall’essere autentico e spoglio di ogni maschera e difese.

Nella maggior parte dei casi ci si costruisce un ruolo, assumiamo un atteggiamento, ci mettiamo una corazza o una maschera: sono le nostre difese.

Seneca dice: “dovremmo vivere come se fossimo sempre osservati”.

Nascondere il nostro essere autentico all’altro è anche nasconderlo a noi stessi, è mancanza di fiducia e di collegamento al nostro sé superiore, la nostra essenza divina, di per sé perfetto.

La linea che delimita la non-invadenza dall’indifferenza è molto sottile, e spesso è più facile far mancare l’interesse reale per l’altro, fingendo discrezione…ma cos’è peggio tra l’ostilità dichiarata o il muro dell’indifferenza?

La mia indifferenza nega all’altro il fatto stesso di esistere.

Se il mio giudizio lo fossilizza negandogli la possibilità di cambiamento, se la critica ferisce in quanto vede il volto negativo e cancella le qualità, entrambi però rimandano all’altri la conferma di essere, cattivo o buono, ma essere riconosciuto.

L’indifferenza invece nega l’essere nella sua totalità, non prende nemmeno la pena di rifiutarlo.

In ogni caso vale la manifestazione congruente di me stesso: c’è un Io solo se c’è un Tu che mi riconosce.

Da qui parte l’arte di accettazione e di comprensione di questo Io e di questo Tu.

Si dice che io posso dare solo quello che ho, ma il miracolo è che non bisogna aspettare di avere per dare, per esempio “non mi voglio bene, non posso voler bene agli altri” sono spesso scuse ad un grande egoismo, come lo è la depressione, in quanto la realtà che tutti possiamo sperimentare è leggermente diversa: comincia ad aprirti al mondo e il mondo si aprirà a te.

Non crogiolarti nelle tue pene e la tua miseria, risveglia la tua forza interiore nel rivolgerti alla tua Essenza, alla Via, alla Verità e alla Vita che sono accessibili ad ogni uomo che si rivolge a Dio.

La fede e la fiducia nell’Io Sono, e quindi in noi stessi quali Figli di Dio, possono essere imparati: apriamo il cuore e i cuori si apriranno a noi.

Il mondo non vuole tristezza, depressione, rabbia, violenza…è come se il cielo fosse sempre grigio e in tempesta…abbiamo bisogno di sole come la natura, proviamo ad animare in noi l’immagine.

“il sole manda miliardi di raggi sulla terra, uno per ciascun essere vivente; e l’uomo quale portatore di coscienza accoglie questo raggio nel proprio cuore e lo riflette: il cuore diventa un sole che deve irradiare indipendentemente dalla nebbia o dalle nuvole sottostanti. Come il sole irradia vita, luce e calore irradino i cuori gioia, fiducia e amore”.

L’auto commiserazione quale egoismo subdolo, la critica e la negatività invertono i raggi: l’energia che fluiva attraverso di me e doveva irradiare dal mio cuore, si rivolge contro di me, bruciando sé stessa e distruggendomi.

È il rifiuto di donare, rifiuto di Essere, è morte. Sterilità.

Anne Marie Delaby

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