Crypto, l’eterna guerra tra liberi e schiavi,

Sul piano del controllo dei flussi monetari si sta giocando la partita in corso tra le forze che hanno preso il timone della barca in cui navighiamo tutti.

Il mondo è ora impegnato nella cancellazione delle monete e del denaro contante a favore di strumenti di pagamento elettronico complessi ma controllabili, dalla immissione della moneta elettronica alla sua destinazione finale ma si tratta sempre di strumenti che rappresentano le comuni valute a corso legale, diversamente avviene con le criptomonete.

Dopo la pandemia, ampiamente frutto di una speculazione finanziaria e la guerra Ucraina che di questa è l’incarnazione, siamo ora di fronte ad un altro gradino del progetto Reset: la lotta all’ultimo sangue tra i sostenitori di una libera gestione delle proprie esistenze ed i programmatori, ovvero gli artefici della nuova storia elettronica.

In una società assolutamente inerte e ignara delle dinamiche in corso, i nominati da questi grandi programmatori hanno ricevuto incarico di combattere le cryptovalute con ogni mezzo.

La Banca d’Italia le definisce «monete digitali decentralizzate create su internet, le quali costituiscono una rappresentazione digitale di valore e che vengono utilizzate come mezzo di scambio oppure detenute a scopo di investimento».

Banca d’Italia – Avvertenza sull’utilizzo delle cosiddette “valute virtuali” (bancaditalia.it)

Dunque, queste valute virtuali sono lo scenario dove si combatterà la prossima guerra tra liberi e schiavi.

Non a caso, con il pretesto del surriscaldamento globale https://www.ecb.europa.eu/pub/financial-stability/macroprudential-bulletin/html/ecb.mpbu202207_3~d9614ea8e6.it.html l’Unione Europea le vuole mettere sotto controllo o addirittura fuori legge e, come fedeli esecutori, gli Stati tentano di fare lo stesso.

Perché quest’azione di controllo e repressione sull’uso delle criptovalute si stia dispiegando ce lo spiega bene la stessa Banca d’Italia: “ Esse non rappresentano in forma digitale le comuni valute a corso legale (euro, dollaro, ecc.); non sono emesse o garantite da una banca centrale o da un’autorità pubblica e generalmente non sono regolamentate. Le valute virtuali non hanno corso legale e pertanto non devono per legge essere obbligatoriamente accettate per l’estinzione delle obbligazioni pecuniarie, ma possono essere utilizzate per acquistare beni o servizi solo se il venditore è disponibile ad accettarle”.

In poche parole, le valute virtuali sono libere perché decentralizzate nella creazione e nella gestione e uso; anche nel campo monetario la libertà è, quindi, oggi sotto attacco da parte di tutti i poteri costituiti, intenti ad eliminarle o ingabbiarle: questi ultimi vedono nella esplosione dell’uso dello strumento virtuale, la sicurezza di perdere tutto il loro potere esclusivo di creare e impiegare la moneta: è chiaro che senza controllo degli strumenti di pagamento, della moneta, di ciò su cui si basano gli scambi dei beni questi signori, filantropi di se stessi, perdono tutto.

L’attività di creazione di queste valute virtuali si chiama Mining ed è libera, cioè ognuno può creare criptovalute con un computer e adeguata capacità tecnica, realizzando una rivoluzione che mette in crisi tutto il sistema di controllo e vigilanza vigente: un po’ come accadde con la corsa all’oro, da cui il termine Mining proviene.

E allora stiamo bene attenti a seguire gli sviluppi di questa guerra in corso e a scegliere da che parte stare, perché i fanti che vanno a morire e sui cui risparmi si gioca la partita, siamo noi.

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